Per noi de Los Viernes en la Cueva è una strana sensazione quella di arrivare a questa parte dell'anno e non iniziare già ad immaginare e programmare quello che sarà.
Giugno per noi è il mese in cui stanchi si prosegue a fare lezione, ma con uno sguardo già verso il prossimo futuro: si pensa a Siviglia, si programmano i viaggi, si fissano le date degli eventi per il nuovo anno.
Ed invece noi, il flamenco, il mondo, il lavoro e gli affetti siamo ancora in standby, senza sapere esattamente quando, come e se realmente riusciremo a riprendere.
Si vive di video call, di lezioni online, assemblee, mobilitazioni.
All' improvviso, a metà dell'anno ci siamo dovuti fermare.
Fin dall' inizio è stato chiaro che tutto NON sarebbe andato bene.
Chiaramente sapevamo, data la fragilità del nostro lavoro, che difficilmente saremmo usciti indenni da una pandemia.
Il peggiore degli tsunami ha stravolto le vite di tutti: chiusi in casa, lontani il più delle volte dagli affetti e senza lavoro.
Il peggiore degli incubi!
E' stato chiaro fin dal principio che la musica, l'arte tutta e la cultura avrebbero avuto la peggio.
E allora, passata la paura, la disperazione, capisci che l'unica maniera per uscirne è raccogliere i cocci, ma soprattutto smettere di delegare.
L'effetto domino è lì alle porte. Uno alla volta cadremo tutti, si inizierà dal più fragile.
Le notizie che arrivano dalla Spagna non sono per niente consolanti.
Il primo Tablao a dare notizia della chiusura è il Casa Patas.
Locale storico di Madrid, tablao con un cartellone fitto di artisti di livello, non ce l'ha fatta. Chiude.
E tanti non riapriranno.
In rete si creano comunità di artisti, di tablaos che chiedono aiuti.
Il flamenco rischia di non farcela.
L'arte rischia un ulteriore impoverimento.
Dappertutto le misure cautelari prese in questa fase di falsa riapertura penalizzano la Cultura
Le misure di distanziamento sono incompatibili con la possibilità di fare musica dal vivo.
I pochi aiuti economici rendono impossibile continuare a tenere in piedi spazi che non producono reddito, ma che continuano ad avere spese.In Spagna come in Italia. Gli appelli e le petizioni si moltiplicano
Questa crisi e questa pausa forzata hanno, però, reso consapevoli molti di coloro che operano nello spettacolo e nella cultura di quali siano le lacune legislative di questo settore e della importanza di unire le forze e chiedere misure concrete.
Navighiamo a vista, cerchiamo soluzioni. Molti di noi sono attivamente coinvolti in movimenti e comitati.
Quello che concretamente tutti ora siamo chiamati a fare è un'attenta e concreta valutazione sull'importanza nella vita di tutti noi dell' arte in toto, sull'ulteriore impoverimento culturale che seguirà a questa crisi e su quello che ognuno di noi può concretamente fare perché tutto ciò non avvenga.
Ma quello che è più importante è capire che "questi artisti che tanto ci fanno divertire" ( ma anche appassionare, pardon)sono prima di tutto Lavoratori e Lavoratrici e come tali vanno trattati sempre.
Ora e in futuro.
Per quanto riguarda noi : Los Viernes en la Cueva esiste e Resiste. Certo non per sempre e non a prescindere
Quindi noi ci diamo un arrivederci....che sia di buon auspicio
¡Larga vida al flamenco!
Ada